giovedì 6 giugno 2013

Fuoco di sbarramento- La mitragliatrice

Sin dall'Antichità vi era il desiderio di avere un'arma che scaricasse sul nemico il maggior numero possibile di colpi. Con l'avvento della polvere da sparo vi si cimentarono in molti (già nel 1411 il duca di Borgogna esibiva carri dotati di complessi di tiro a canne multiple) fino ad arrivare, nella seconda metà dell'Ottocento, alle prime mitragliatrici come la Williams, la Gatling o la Gardner, armi automatiche con funzionamento manuale, a manovella.


La svolta vera e propria, con un'arma completamente automatica, ci fu però solo alla fine del XIX secolo per opera dell'americano Hiram Stevens Maxim, che trovò il modo di riarmare l'arma recuperandone meccanicamente il rinculo dello sparo stesso. La prima mitragliatrice Maxim, del 1884, sparava ben 600 colpi al minuto. Durante la Grande Guerra le mitragliatrici, soprannominate dai soldati italiani "raganelle del diavolo", furono usate in maniera massiccia cambiando per sempre la modalità di fare la guerra. Tra i migliori esemplari vi era l'inglese Vickers Mark I calibro .303 (ovvero 7 mm, nel sistema metrico decimale): montata su un treppiede, raffreddata ad acqua e servita da due soldati, sparava fino a 550 colpi al minuto ad un distanza utile di circa 1800 metri.


Al loro massimo sviluppo tecnico, e ormai armi insostituibili, nella Seconda Guerra Mondiale le mitragliatrici saranno anche montate sui mezzi corazzati e sui blindati. Tra le più efficaci, ben studiata e affidabile, vi era l'Americana Browning M2 calibro .50 (12,7 mm). Arma che, affiancata da nuovi modelli di calibro più piccolo, è tuttora in uso in moltissimi paesi, tra cui l'Italia. L'impatto devastante in campo aperto della mitragliatrice moderna è cruentemente mostrato nella scena finale del film "Rambo 4", in cui un Silvester Stallone piuttosto invecchiato decide di combattere i fantasmi del passato tornando tra le foreste della Cambogia per salvare un gruppo di attivisti rapiti dai guerriglieri locali:




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